<<Controlla la mappa, per favore>> le chiesi.
<<Non va! C’è solo la mappa ma non c’è scritto nulla!>> Giovanna era abbastanza brava con la tecnologia, quindi mi fidavo di quello che mi diceva. Quello che mi agitava un po’ era il suo viso. Aveva assunto uno strano pallore e mi sembrava un po’ preoccupata.
<<Continuo in avanti, prima o poi si sbloccherà!>>. Poi non so se lo dissi più a me o a lei: <<Andrà bene, vedrai!>>
<<Se non fosse stato per quel maledetto albero che interrompeva la strada!>> Disse lei, <<Per non parlare della volpe…>>
<<Si, ma ne usciremo, queste strade sono fatte così, prima o poi portano da qualche parte!>> Provavo ad infondere un po’ di fiducia, ma in effetti doveva essere per forza così!
<<Lì c’è qualcosa>> dissi indicando un cartello stradale malconcio. Rallentai in prossimità del cartello e chiesi a Giovanna di provare a leggere qualcosa, almeno quello che rimaneva della scritta.
<<Terran… no, non sono nemmeno sicura se è una N o una M, è tutto arrugginito e piegato.>>
<<Ok, ma sulla mappa ancora nulla?>>
<<Nulla! Ho provato due secondi fa a ricaricare la pagina, ma nulla!>> disse lei.
Ingranai la prima e continuai in avanti. Adesso la strada era messa un po’ meglio, si vedeva che era stata rifatta da poco, anche perchè il terreno ai lati era stato rivoltato da pochissimo, non c’era un filo d’erba.
Dopo due minuti scorgemmo la prima abitazione, guardai Giovanna e sorrisi: <<Madame, bentornata nella civiltà!>> il sorriso mi si spense subito, quando uno strano rumore sotto di me mi fece tornare alla realtà. Non solo avevo forato una gomma, ma dal rumore metallico avevo rotto anche qualcos’altro. Scendemmo entrambi dalla macchina e non potemmo far altro che constatare la foratura della gomma.
<<Prendiamo la ruota di scorta!>> Disse Giovanna.
<<No… non è solo la ruota!>>
<<Tutto bene ragazzi?>> Una voce di un uomo anziano interruppe la nostra conversazione. Alzammo la testa entrambi oltre il cofano della macchina e vedemmo questo signore che stava sull’uscio della prima casetta del paese. Era un vecchietto dall’aria simpatica ma che a prima vista dimostrava più anni di quanti realmente ne aveva.
<<Buongiorno!>> Dissi <<Penso, che oltre alla ruota sia partito anche il semiasse…>>
L’uomo si portò la mano al viso e imprecò qualcosa di incomprensibile.
<<Ci dispiace>> continuai << Vorrei solo spostarla da qui e chiamare un meccanico.>>
<<Lascia stare!>> Disse il vecchio. <<Lì non da fastidio a nessuno! Entrate in casa, mia moglie vi preparerà un buon caffè e poi vedremo cosa fare>> E con la mano indicò l’uscio di casa.
Giovanna prese la borsa dal sedile e poi tornò al mio fianco. Le diedi la mano e insieme entrammo nella casa.
Ad attenderci c’era la moglie, una signora davvero minuta che ci accolse con un bel sorriso.
<<Ragazzi, ci dispiace molto, le strade per arrivare qui sono una rovina. Ma come avete fatto ad arrivare fin qui? Non ne ho proprio idea! Siamo così isolati…>>
Nel frattempo il marito della signora ci fece strada fino alla cucina che fungeva da stanza principale. Ci fece accomodare intorno ad un bel tavolo di legno con quattro sedie.
<<Vi lascio all’ottimo caffè di mia moglie, io vado a chiamare il meccanico del paese e vediamo come possiamo aiutarvi>> E dicendo ciò, prese un berretto che si trovava nei pressi dell’ingresso e uscì di casa.
La moglie aveva già messo la caffettiera sul fuoco e ci guardava con uno sguardo un po’ indagatore e un po’ imbarazzato.
Vide Giovanna che armeggiava col cellulare e disse <<Purtroppo quello non funziona qui! Puoi anche metterlo in borsa e dimenticartelo.>> Si girò verso la cucina e spense il gas. <<Godetevi questo caffe! Non per vantarmi, ma penso sia il migliore del paese, almeno così mi dicono gli altri!>>
<<Come si chiama il paese?>> Chiesi io per pura curiosità.
Lei si fermò un attimo con la caffettiera a mezz’aria, poi continuò a versare il caffè nelle tazzine e disse <<C’era il cartello all’inizio del paese, adesso non è più tanto leggibile lo so…>> e così dicendo terminò di versare il caffè. Sistemò le tazzine su un vassoio e le portò al tavolo. Si sedette anche lei e continuò: <<Noi lo chiamiamo semplicemente “il paese”, ma si chiama Terramorta>> Fece una risatina un po’ forzata e poi continuò <<Che strano nome eh? Non mi chiedete perchè si chiama così…>> Distolse lo sguardo e fece spallucce. A me sembrò più che avesse paura di rivelarci il vero motivo per cui si chiamasse così ma non lo diedi a vedere. Come al solito, fu Giovanna a togliere la signora dall’imbarazzo: <<E’ davvero ottimo il caffè, signora…?>>
<<Adelina! Si, chiamatemi solo Adelina! Mio marito si chiama Giuseppe. Siamo nati entrambi qui!>>
<<Si, squisito signora Adelina!>> Aggiunsi io.
<<Ah! Solo Adelina, ricordati!>>
<<Io mi chiamo Giovanna e lui è Walter, Ci siamo sposati un anno fa!>> Terminò lei le presentazioni.
<<Ma come vi siete trovati qui? Non siamo mica di passaggio!>> chiese Adelina
<<Eh, >> dissi io <<in realtà non l’abbiamo capito bene. Stavamo andando al nord, verso Perugia, da alcuni parenti di mia moglie. Solo che ad un certo punto siamo dovuti uscire dall’autostrada a causa di una deviazione. Poi abbiamo preso delle stradine secondarie finchè non abbiamo trovato un albero a sbarrarci la strada.>>
<<Poi, mio marito ha deciso di lasciare la strada principale e seguire una stradina di campagna solo per seguire per un centinaio di metri una volpe che camminava sul ciglio della strada…>> E mi guardò con un viso che non aveva bisogno di nessuna interpretazione.
Adelina rise un po’ e disse: <<Eh, la natura a volte fa brutti scherzi, ma vedrete che tutto si metterà a posto!>>
Qualche istante dopo tornò il signor Giuseppe, la porta era rimasta aperta come si usa nei piccoli paesi, in cui, l‘unico pericolo di intrusione è quello degli animali selvatici.
<<Ragazzi, il meccanico arriverà tra una decina di minuti. Com’è stato il caffè di mia moglie?>>
<<Ah Giuseppe, i ragazzi si chiamano Giovanna e Walter! Sono molto simpatici e hanno apprezzato molto il mio caffè!>>
Il signor Giuseppe fece una piccola risata di soddisfazione, posò il cappello e si tolse la giacca, poi venne ad accomodarsi anche lui al tavolo.
<<Allora?>> disse Giuseppe <<Sicuramente mia moglie vi avrà già chiesto come vi siete trovati qui, perchè è davvero strano! Qui non viene mai nessuno e nessuno lascia il paese…>> Il viso dei due si incupì per un attimo, ma poi lui continuò con un sorriso un po’ forzato: <<Eh si, siamo nati qui e siamo rimasti affezionati al nostro paese!>>
<<E’ lontano il meccanico?>> Chiesi io.
<<No, non troppo, verrà presto, era un po’ indaffarato con un altro cliente>>
<<Adelina, diamo qualcosa da mangiare ai nostri amici! Certo nulla sarà buono come il suo caffè ma è comunque un’ottima cuoca! Abbiamo dei biscotti e un dolce, cosa preferite?>>
<<No grazie!>> Disse Giovanna, <<io non potrei esagerare per lui…>> e con la mano accarezzò il suo pancione appena pronunciato.
I due vecchietti si irrigidirono all’istante, poi Adelina con la voce un po’ tremula disse <<Oh, che bello! Quanto manca?>>
<<Ancora tre mesi!>> Disse sorridendo Giovanna.
<<Ahh!>> Fece Giuseppe e sembrarono entrambi più sollevati da questa notizia.
<<Che fate nella vita ragazzi?>> Chiese Giuseppe anche per cambiare il discorso.
<<Io sono quasi giornalista, mi occupo di cronaca e un po’ di gossip>> dissi.
<<Io lavoro in una tabaccheria, ma non è mia…>> disse Giovanna.
<<Sai Walter>> disse Giuseppe <<siamo stati quasi colleghi! Io insegnavo italiano, storie e geografia, qui e al paese accanto. Ma nel tempo libero scrivevo anche per i giornali locali!>>
<<Ah grande!>> dissi io.
<<Io sono sempre stata casalinga invece!>> Disse Adelina.
<<Si, ma la migliore che potessi trovare!>> Disse Giuseppe e le diede un grosso bacio sulla fronte.
Qualche minuto dopo bussarono alla porta, Giuseppe andò ad aprire ed entrò un ragazzo non troppo più grande di me, si chiamava Fabio ed era il meccanico del paese. Era vestito con una tuta abbastanza sporca di grasso, un berretto con la visiera e, nella cintola, dei guanti da meccanico che in origine dovevano essere di un grigio topo ma adesso erano quasi del tutto neri.
<<Ragazzi, ho già dato un’occhiata fuori, ma…mi dispiace, non è solo la ruota…>> disse lui con aria davvero dispiaciuta.
<<Il semiasse?>> Chiesi io.
<<Eh!>> Rispose lui.
Fabio aprì le braccia rassegnato e poi disse <<Se avete il carroattrezzi gratis con l’assicurazione, vi conviene chiamarlo perchè altrimenti ci vorrà qualche giorno>> poi continuò <<Se non l’avete, vi consiglio di non chiamarlo, perchè per venire qui vi costerà un occhio della testa!!>>
Annuii con la testa e dissi: <<Purtroppo non l’abbiamo! La macchina è vecchiotta e non mi conveniva troppo economicamente…>>
<<Vi capisco ragazzi>> disse Fabio <<Allora che faccio? me la porto in officina?>>
<<Si, grazie! Ma adesso ci serve anche una stanza di un hotel in zona…>> Dissi io e Giovanna confermò facendo ampi gesti con la testa.
<<No!>> Disse Giuseppe. <<Qui non ci sono nè hotel nè affittacamere, ma non ce n’è bisogno! Abbiamo una stanza e un bagno per gli ospiti qui!>>
<<No! Grazie! Siete già stati gentilissimi!>> Disse Giovanna <<Non vogliamo darvi altro disturbo!>>
<<Ma nessun disturbo cara mia!>> Disse Adelina, <<poi nel tuo stato…>>
<<Oddio!>> Disse Fabio il meccanico, togliendosi il cappello. Giuseppe fece dei cenni con la mano per rassicurarlo e poi aggiunse <<Fermatevi qui almeno per stanotte, domani Fabio ci dirà quanto tempo ci vuole e decidete cosa fare, ok?!>>
Io e Giovanna ci guardammo e finimmo per accettare la proposta di Giuseppe.
Adelina fece qualche piccolo salto di gioia e andò ad abbracciare Giovanna. <<Grazie ragazzi, prendete i vostri bagagli dall’auto e fate come se foste a casa vostra! Raramente abbiamo ospiti, ma vi troverete benissimo qui!>>
Lasciammo Giovanna e Adelina a casa e andammo a prendere quei pochi bagagli che avevamo. Lasciai le chiavi dell’auto a Fabio e, lui mi disse che sarebbe tornato tra una decina di minuti con una ruota di scorta per far fare quattrocento metri alla macchina fino all’officina. Lo ringraziai e sfilai dal portafogli 50 Euro come caparra, lui rifiutò categoricamente dicendo <<Non posso accettare soldi in anticipo da un amico di Giuseppe!>>
Io e Giuseppe rientrammo in casa e lui mi fece accomodare nella stanza in cui Giovanna e Adelina erano a chiacchierare. Appena ci videro entrare, Adelina disse <<Questa sarà la vostra camera almeno per stanotte!>> Aprì le braccia e fece un giro completo su se stessa, mostrando la camera con soddisfazione.
<<Il bagno è lì>>, indicando alla sua destra, <<adesso vi porto degli asciugamani puliti!>>
<<Grazie mille signori!>> Dissi con tutta sincerità <<Non potevamo capitare in una famiglia migliore!>> I due coniugi si abbracciarono tra loro e ad Adelina scappò via anche una lacrima.
Ci lasciarono soli in stanza per sistemarci, c’era devvero tutto in camera: un armadio, un tavolino con una sedia, uno specchio e naturalmente un letto matrimoniale con i comodini.
Alle pareti c’era qualche stampa d’epoca che raffigurava il paesino e qualche quadro.
Mi misi a guardare le varie stampe e chiesi a Giovanna: <<Ma tu ci vedi qualcosa di strano in queste stampe?>> Lei guardò in maniera distratta, poi disse <<Non so, adesso non ci vedo nulla. Ho un po’ di fame>>.
<<Si anche io! Ci sarà un ristorante o una trattoria qui?>> chiesi.
<<Spero di si, altrimenti mi metto a cucinare con Adelina! Sono davvero brave persone!>> Disse lei con convinzione.
<<Vado di là a chiedere?>> chiesi
<<Si, ma con tatto, mi raccomando!!>>
Rimasi anche un po’ stupito da come mi trattava Giovanna, però riuscivo a mettermi nei suoi panni, lei aveva perso i suoi genitori quando era molto piccola e non aveva mai conosciuto l’affetto dei nonni.
Andai nella stanza e lì trovai lui che tagliava dei pomodori e guardava la televisione, mentre lei era ai fornelli.
Si girarono all’unisono e mi sorrisero. Ricambiai il sorriso e chiesi: <<Per caso c’è un ristorante o una trattoria nei paraggi? Io e Giovanna vorremmo ricambiare la vostra ospitalità offrendovi una cena…>>
Giuseppe scoppiò a ridere! <<Walter, ma secondo te qui c’è una trattoria?? Qui le feste e i ricevimenti si fanno in casa! Non c’è nessuno di passaggio qui!>> Poi con la mano indicò prima i pomodori che stava tagliando e poi i fornelli e disse <<Stiamo preparando noi qualcosa! Sarete nostri ospiti anche a cena! Per noi è un onore!>>.
Alle mie spalle spuntò Giovanna che aveva ascoltato tutto il discorso e subito si mise al fianco di Adelina dicendo <<Saremo vostri ospiti solo se vi fate aiutare nella preparazione! Non sarò brava come Adelina ma me la cavo bene!>>
La serata passò tranquilla, la cena fu ottima e i due vecchietti furono di compagnia anche se erano un po’ restii a parlare di loro e del paese.
Dopo cena, aiutammo i due coniugi a mettere la stanza in ordine e poi ci ritirammo nella nostra camera dopo avergli dato la buona notte.
Eravamo nel letto, entrambi un pizzico pensierosi, fu lei a rompere il silenzio. <<Però c’è qualcosa di strano! Non solo per il fatto che tutti si spaventano perchè sono incinta…>>.
<<Ma è perchè non ci saranno ospedali vicini>> dissi io pescando l’idea più ovvia dalla mia mente.
<<Poi ho notato una cosa mentre cucinavo! Ho aperto il frigorifero e tutte le verdure, la frutta e la carne erano nelle confezioni dei supermercati!!!>>
<<Quindi?>> chiesi io senza pensarci troppo.
<<Walter! Ma hai mai visto in un paesino di campagna la gente che compra al supermercato la roba che normalmente si coltiva in campagna??>> Disse lei con un pizzico di nervosismo.
<<Vero! Non ci avevo pensato!>>
<<Cos’è che avevi notato tu nelle stampe?>> mi chiese Giovanna.
<<Non lo so! C’era qualcosa… o forse, mancava qualcosa!>> Risposi io.
<<Accendi la luce! Walter>>
<<Non ora Giovanna, domani mattina, ok?>>
<<Vabbè buonanotte!>> E mi diede un bacio.
Io risposi al bacio e poi le diedi un bacio sulla pancia.
La mattina dopo, ci svegliammo alle 8, nella stanza accanto sentivamo già qualche piccolo rumore, i due vecchietti erano già svegli.
Aspettai Giovanna che faceva la doccia e nel frattempo misi a posto un po’ il letto e i vestiti del giorno prima.
Lei uscì dalla doccia e mi disse <<Vai tu, altrimenti facciamo tardi, continuo io a mettere in ordine>>.
Il bagno anche era con tutti i comfort, qualche pezzo un po’ vecchio e sicuramente inutilizzato c’era, ma era comunque un bel bagno. L’acqua era calda al punto giusto ma comunque non mi andava di perdere troppo tempo e uscii abbastanza presto dalla doccia.
Trovai Giovanna quasi del tutto vestita, in piedi davanti ad una delle stampe. Era come immobilizzata. Mi avvicinai pian piano, quasi per non spaventarla, le poggiai una mano sulla spalla e lei trasalì.
<<Scusami, non volevo spaventarti!>>
<<L’erba!>> disse lei.
<<L’erba? Hai fumato?>> Sorrisi e dissi <<Non mi sembra il caso, soprattutto nel tuo stato!>> e feci un cenno al pancione.
<<Che scemo che sei!!>> e ridemmo insieme. Poi disse indicando la prima stampa <<Guarda, non c’è un singolo filo d’erba qui e in nessuna delle altre stampe!>>
<<Terramorta!>> Esclamai io.
<<E questo spiegherebbe anche la roba del supermercato!>> continuò lei.
<<Ma è impossibile! Non voglio crederci!>> dissi io <<Ci stiamo suggestionando! Le stampe raffigurano quasi tutte la piazza principale, può essere che quel poco di terreno che si vede, viene utilizzato per altro e quindi non ci fanno crescere l’erba…>> Dissi io con poca convinzione.
<<Facciamo colazione e giriamo un po’ per il paese, ok?>> Chiese lei.
<<Certo! Una volta che siamo qui, giriamo un po’!>> Risposi io. <<Vedrai che è tutto normale!>>
Terminammo di vestirci e andammo nella cucina dove c’erano i due vecchietti ad attenderci.
<<Buongiorno!>> Esclamammo all’unisono.
<<Buongiorno miei cari!>> Disse Adelina. Mentre Giuseppe ci salutava con ampi gesti della mano e con un bel sorriso sulle labbra.
<<Avete dormito bene, ragazzi?>> Ci chiese lui.
<<Certo Giuseppe!>> Disse Giovanna.
Adelina posò un vassoio zeppo di biscotti e dolcetti sul tavolo e disse <<Accomodatevi, nel frattempo vi riscaldo del the? Del lattè? Del caffè? Cosa preferite?>>
<<Per me va bene un caffe? Anche per te Giovanna?>> chiesi io.
<<Si, si! Grazie!>> Rispose lei.
Facemmo colazione insieme a loro, Adelina e Giuseppe presero una tazza di latte con una goccia di miele e qualche biscotto farcito, noi oltre al caffè prendemmo un paio di dolcetti alla pasta di mandorle. Erano abbastanza buoni, ma in effetti, come aveva ipotizzato Giovanna, non erano prodotti fatti a mano.
Fui io a spezzare il silenzio: <<Adesso togliamo il disturbo per un po’ di tempo, facciamo un giretto per il paese! Ci consigliate qualcosa da vedere assolutamente?>>
I due si guardarono negli occhi, poi fu Adelina a dire: <<Ma qui non c’è nulla! Che volete guardare? Non è meglio restare qui? Siete anche in compagnia…>>
<<Ma no, non vogliamo disturbare!>> Disse Giovanna <<Andremo un po’ in giro, ma immagino sia piccolo il paese, quindi tra poco saremo di ritorno!>>
<<Eh si>> Disse Giuseppe <<Purtroppo il paese non ha nulla da offrire ai turisti! Mi dispiace, ma rimarrete delusi dal vostro giro!>> e così dicendo alzò le braccia in segno di desolazione.
<<Vabbè ma noi non siamo esigenti!>> sdrammatizzai io.
Così ci congedammo da loro e uscimmo di casa.
C’era un bel sole, ma si stava comunque abbastanza freschi grazie ad un lieve venticello.
L’unica strada che c’era, doveva portare per forza al centro del paese, e ci incamminammo mano nella mano in quella direzione.
Le case sembravano tutte abbastanza simili, ma la nostra attenzione era rivolta soprattutto oltre i marciapiedi che davano sui terreni. Non cresceva un filo d’erba nè sul terreno e nè sui muri o sui tetti. Nulla!
<<Ripeto, ci stiamo suggestionando!>> Dissi con sempre meno convinzione.
<<Vedi che non c’è nemmeno un negozio?>> disse Giovanna.
<<Ma non ne hanno bisogno, forse!>>
<<Hai mai visto un paesino di campagna che non ha un forno e un bar??>> Chiese lei quasi spazientita.
<<No, ma può significare poco però…>>
<<Walter, smettila! Non ci credi nemmeno tu a quello che dici!>>
Vedemmo fuori dall’uscio di casa, una donna di mezza età che spazzava il marciapiede davanti a sè.
<<Buongiorno signora!>> la salutai e le chiesi <<Mi sa dire dove è il bar?>>
<<Buongiorno, ma chi siete voi? Non vi ho mai visti qui a Terramorta!>>
<<No, non siamo di qui! Abbiamo avuto un problema con la macchina e adesso siamo a casa di Giuseppe e Adelina!>> e con la mano indicai vagamente l’inizio del paesello.
<<Ah!>> disse la signora <<Ho capito>> e sorrise. Poi vide la pancia di Giovanna e si fece tre volte il segno della croce mormorando qualche scongiuro.
<<Che c’è che non va con la mia pancia?>> Mi chiese Giovanna a bassa voce.
<<Non penso ci sia qualcosa che non va, adesso glielo chiedo!>> Mi rivolsi alla signora che adesso stava facendo qualche passo indietro con la scopa in mano.
<<Signora, mi scusi, perchè ha fatto il segno della croce?>> chiesi con cortesia, ma avevo un certo timore per la risposta.
<<Ma niente! E’ solo che un bambino non dovrebbe nascere qui! Il paese non offre nulla!>> Disse lei, poi continuò <<Ma voi mica vi trattenete qui?>>
<<No no!>> disse Giovanna <<Il tempo che ci riparano la macchina!>>
<<Fabio è mio nipote!>> Disse la signora sorridendo! <<E’ proprio un bravo ragazzo!>>
<<Ah, bene!>> Dicemmo noi senza una vera ragione, se non per pura educazione.
<<Comunque, mi dispiace, ma il bar è chiuso da tanti anni! Qui non ne abbiamo bisogno!>> e alzò le spalle. Poi disse <<Adesso, se permettete, rientro! Buona giornata!>>
Salutammo la signora e continuammo un po’ il nostro cammino.
Arrivammo all’officina di Fabio, lui era a lavoro sulla nostra auto, mentre un ragazzo abbastanza più giovane di lui era occupato a pulire una marmitta di uno scooter.
Appena ci vide, fece un ampio saluto con la mano e poi fece cenno di avvicinarsi.
<<Walter o ricordo male?>> chiese.
<<Si, esatto, ricordi bene!>> risposi io.
<<Il braccetto del semiasse è andato e si deve cambiare. Li ho ordinati, perchè li devo cambiare entrambi e dovrebbero arrivare tra domani e dopodomani. La gomma già l’ho cambiata. Per fortuna il resto è a posto!>>
<<Grazie Fabio, mi sai dire più o meno quanto è la spesa?>> chiesi io.
<<Purtroppo non posso chiedervi meno di 300 Euro…>> disse lui rassegnato.
<<No, tranquillo! Anzi pensavo di più! Solo che… una banca per prelevare i soldi? C’è da queste parti?>>
<<Certo! Proseguite su questa strada, arrivate in piazza e sulla destra trovate la banca! Oddio, c’è solo il bancomat! Lo sportello apre una volta a settimana, solo il Venerdì!>>
<<Grazie Fabio!>> disse Giovanna e ci congedammo da lui.
Pochi minuti dopo, arrivammo alla piazza, anche a quell’ora del giorno non c’era quasi nessuno. Dissi a Giovanna <<Prelevo 400 Euro, con me ho un altro centinaio di Euro, dovremmo farcela!>> Lei annuì e mi incamminai verso il bancomat. Ci misi un minuto esatto a completare l’operazione e tornai verso Giovanna rimettendo il portafogli in tasca.
<<Torniamo a casa per favore?>> Chiese Giovanna <<Mi inquieta un po’ questo paese!>>
<<Anche a me, amore>> La presi per mano e facemmo il percorso a ritroso.
Non parlammo molto, forse non alzammo nemmeno lo sguardo da terra, eravamo un po’ preoccupati.
Rientrammo a casa di Giuseppe e Adelina, aiutammo entrambi a cucinare e facemmo qualche chiacchiera con i due, ma evitammo volutamente tutti i discorsi relativi a Terramorta.
Alle 11:30 in punto sentimmo tre o quattro fuochi artificiali esplodere nel cielo. Giovanna avvicinandosi alla finestra chiese: <<C’è una festa in paese?>>
<<No, che festa? Anzi, è per il povero Andrea che è morto!>> disse Giuseppe.
<<Sparate i fuochi per un morto?>> chiesi io.
<<Tradizioni…>> e fece spallucce.
Non sembrava aver voglia di dare altre spiegazioni e io non gliene chiesi.
Dopo un’oretta ci sedemmo a tavola e mangiammo un ottimo pranzo. Adelina era davvero una cuoca formidabile.
Alla fine del pranzo, aiutammo i due vecchietti a mettere la stanza in ordine e poi ci ritirammo nella nostra stanza.
Ci mettemmo un po’ sotto le lenzuola, ci scambiammo qualche effusione e poi ad un certo punto lei disse <<Nel pomeriggio voglio passare per la chiesa, penso di aver capito dove si trova!>>
<<Perchè proprio in chiesa?>> chiesi io per curiosità.
<<Di solito nelle chiese si trova un po’ della storia del paese, almeno nei quadri!>> rispose lei.
<<Hai ragione! Non ci avevo pensato!>>
Passammo un po’ di tempo sotto alle lenzuola e poi ci alzammo. Erano le quattro passate.
Salutammo i simpatici vecchietti e dicemmo loro che facevamo un giro in paese.
Uscimmo in strada e andammo diretti verso la piazza della città, poi continuammo oltre e dopo un paio di minuti di cammino arrivammo davanti alla chiesetta. Era molto piccola ma tutto sommato graziosa. Sono stato sempre una frana a scuola in storia dell’arte, non saprei dire che stile era, ma aveva sicuramente uno stile ben definito.
Entrammo con molta cautela, non eravamo i soli in chiesa. Alle panche della navata centrale c’era qualche vecchietta che cantava qualche litania. Anche l’interno della chiesa era nello stesso stile della parte esterna e, come aveva immaginato Giovanna, c’era qualche quadro.
Erano tutti i classici quadri che si possono trovare in una chiesa. Io e Giovanna rimanemmo un po’ delusi. A interrompere la nostra ricerca fu una voce: <<Sia lodato iddio, facce nuove nella nostra chiesa>> Ci girammo di scatto nella direzione da cui proveniva la voce e, il prete che ci stava venendo incontro si bloccò all’improvviso. Poi con passo lento e silenzioso continuò ad avvicinarsi.
<<Ragazzi miei, è la prima volta che vi vedo. Come siete arrivati qui?>> chiese il giovane prete.
<<Salve, siamo qui solo di passaggio, abbiamo avuto un problema alla macchina e ci siamo fermati qui>> Dissi io.
Mentre parlavo, un quadro sembrò attirare l’attenzione di Giovanna che si avvicinò particolarmente ad esso.
Il prete parve un po’ sollevato dalle mie parole e poi rivolto a Giovanna disse: <<Signorina, non voglio sembrare impertinente, ma posso chiederle quanto manca al lieto evento?>>
Conoscevo Giovanna da molto anni e quel sorriso che mi fece significava tante cose, ma soprattutto intesa! In quel contesto, poteva passare come un “reggimi il gioco” e così feci.
<<Manca pochissimo!>> Disse Giovanna accarezzandosi la pancia.
A me non andava troppo il fatto di dire le bugie ad un prete e non avevo ancora capito il senso di quella piccola menzogna, ma abbracciai teneramente Giovanna per dare maggiore credibilità alla cosa. Il prete sbiancò un attimo e poi disse: <<Ragazzi, la vostra creatura non deve assolutamente nascere qui!>>
<<Perchè?>> Chiesi io.
<<No, dovete andare via! Non è un posto per un bambino, assolutamente! Oddio mio!>> E così dicendo congiunse le mani in preghiera e guardò verso l’alto.
<<Che c’è di strano in questo paese?>> Incalzò Giovanna.
<<Niente, niente! Ma è un mio consiglio! Adesso devo andare!>> e si girò per allontanarsi.
<<Padre!>> Disse Giovanna <<Mi sa dire che cos’è questo conto alla rovescia che c’è sui quadri?>>
Il prete rimase immobile per qualche istante. poi si girò lentamente verso di noi, era sicuramente più sudato di prima: <<Quale conto alla rovescia signorina?>>
<<Qui, vede?>> e indicò il quadro <<C’è scritto 1629 e tra parentesi -931>>.
Si spostò alla sua sinistra fino al quadro seguente: <<E qui: 1730 e tra parentesi -830. Perchè?>>
Il prete sorrise con un po’ di imbarazzo che però riuscì a coprire bene: <<Signori miei>> e allargò le braccia << E’ uno dei misteri di Terramorta! Nessuno ha mai capito cosa fossero quelle date, ma vedete, gli artisti sono delle persone un po’ bizarre!>>
<<Mah>> dissi io <<basterebbe sapere solo perchè è così importante il 2560!>>
<<Eheheh! Caro mio, vedo che è bravo con la matematica! Ma noi poveri mortali che viviamo nell’anno domini 2020 cosa ne possiamo mai sapere?>> Fece una pausa e poi disse <<E adesso, ragazzi miei, vi devo proprio lasciare! La chiesa è piccola ma ci sono solo io a gestirla e oggi ho da fare molte cose! Buona giornata!!>> e si allontanò con lunghi passi.
<<Usciamo!>> disse lei e così facendo mi prese per mano e si diresse verso la porta di ingresso.
<<Era proprio necessario dire una bugia ad un prete?>> chiesi.
Lei rise e chiese <<Che c’è? Adesso sei diventato cattolico e praticante?>>
<<No vabbe’…>> risposi vagamente.
<<Era a fin di bene! Ammettilo!>>
Annuii e poi dissi <<Adesso perchè siamo usciti?>>
<<Di solito, in questi paesi, nei pressi della chiesa c’è anche il cimitero!>>
<<Si! E… cerchiamo qualcosa in particolare?>> chiesi io.
<<Risposte!>>
Ci incamminammo nel vicoletto accanto alla chiesa e in pochi minuti arrivammo alle spalle di essa. Da questo lato terminava la parte abitata del paese, il terreno era tutto incolto e privo d’erba quasi a vista d’occhio. C’era una parte recintata alle spalle della chiesa, il cancello era chiuso da un grosso catenaccio che apparentemente non veniva aperto da tantissimo tempo. Guardai oltre al cancello e forse sì, c’era qualche lapide abbattuta e qualcuna ancora in piedi.
<<Lì!>> Giovanna indicò un punto imprecisato davanti a noi. <<Il muro è quasi crollato, possiamo entrare da lì>>
<<Giovanna, ma non è che stiamo esagerando un po’?>> chiesi io.
<<Ma non è pericoloso!>> disse lei.
<<Ho capito, ma se è chiuso ci sarà una ragione!>>
<<E’ solo che non è più utilizzato!>>.
<<Ah, e questo ci dà il permesso di entrare?>>
<<Walter, che pesante che sei!! Mi vuoi far credere che non sei mai entrato in una parte dove non potevi entrare?>>
<<No! Lo sai bene!>> E ridemmo insieme.
Entrammo tra le pietre crollate, in effetti non trovammo nessuna difficoltà
Controllammo prima le lapidi che erano in piedi, erano tutte molto sbiadite e consumate. Riuscimmo a vedere solo pochissime date, ma nessuna era più recente del 1512.
<<Quelle crollate dovrebbero essere ancora più antiche immagino!>> ipotizzai io.
<<Si!>> Rispose lei.
<<Ci sarà sicuramente un altro cimitero>> dissi io <<Uno più nuovo!>>
<<Con tutto questo spazio a disposizione?>> Chiese Giovanna
<<Non so che dirti! Forse è stato sconsacrato per qualche motivo e quindi hanno dovuto trovare un altro posto!>>
<<Vabbè usciamo!>> disse lei.
<<Sono le 6 e mezza, torniamo a casa?>> Chiesi io.
<<Si, anche perchè immagino che i vecchietti non mangeranno troppo tardi!>>
<<Giusto!>> La presi per mano e le diedi un piccolo aiuto a scavalcare le pietre crollate. Ci incamminammo sulla strada del ritorno. Incontrammo poche persone, ma tutti ci salutavano con un misto di sorpresa e incredulità.
All’officina di Fabio trovammo anche una persona inaspettata.
<<Salve Fabio!>> e con un mezzo inchino quasi sardonico salutai anche il prete che avevamo lasciato poco prima.
<<Mi avete tirato uno scherzetto davvero simpatico! Mi avete detto che che mancava poco alla nascita della creatura, ma non era così!>>
<<Mi scusi padre! E’ che sono un po’ ansiosa, e tre mesi mi sembrano pochissimi!>>
<<Figuratevi ragazzi! Andrà tutto bene! Fabio mi ha detto che la vostra macchina sarà pronta al massimo per domani all’orario di pranzo!>> e Fabio confermò con ampi gesti della testa.
<<Che bello! Grazie!>> Dissi io.
Salutammo Fabio e il prete e raggiungemmo la casa di Adelina e Giuseppe.
Lei era seduta a tavola a guardare la televisione. Lui era nella loro stanza, sentivo il ticchiettio tipico di una macchina da scrivere.
<<Buonasera Adelina, Giuseppe è al lavoro?>> chiesi
<<No, no, ogni tanto scrive qualcosa, la passione non va mai via!>>
<<Lo so Adelina! Vi svelo un segreto, il mio sogno sarebbe quello di scrivere un libro, o perchè no, forse solo un racconto!>>
Spuntò Giuseppe dalla stanza. <<Caro Walter, è un po’ il sogno di tutti i giornalisti! Lo so bene io!>> Finì di piegare quelli che sembravano 3 o 4 fogli scritti a macchina e se li ficcò nella tasca del suo pantalone. Poi continuò <<Ma tu sei giovane, hai ancora molto tempo!>> E mi fece un occhiolino di intesa.
Ci sedemmo tutti e quattro a tavola. Giuseppe mi raccontò qualche aneddoto di quando insegnava e Adelina e Giovanna parlarono del più e del meno ma a quanto riuscii ad intendere io, parlarono soprattutto di cucina.
Dopo un’oretta ci mettemmo a cucinare, io feci abbastanza poco e così per chiacchierare dissi <<Domani prima di pranzo Fabio ci darà la macchina…>>
I due vecchietti si fermarono un attimo, poi fu Adelina a parlare: <<Ragazzi, voi dovete tornare alle vostre vite, però ci avete rallegrato queste poche giornate..>> le ultime parole le disse quasi piangendo, poi con una piccola risata disse <<E’ la cipolla!>>
Scoppiammo tutti a ridere e Giovanna la strinse forte a sè in un abbraccio.
La cena fu squisita forse ancora più di quella della sera precedente. Rimanemmo un po’ a chiacchierare mentre sistemavamo la stanza e poi andammo a dormire.
A letto ci dicemmo poche parole, ci baciammo per quasi tutto il tempo prima di addormentarci mano nella mano.
La mattina dopo ci svegliammo poco dopo le 8 e dopo esserci lavati e vestiti mettemmo a posto tutte le valigie, pronti per la partenza che sarebbe avvenuta da lì a poche ore.
Facemmo colazione con i due vecchietti, ci scambiammo qualche parola e guardammo insieme un po’ di televisione, non avevamo tanta voglia di uscire e fummo interrotti solo da qualcuno che bussò alla porta. Era Fabio il meccanico.
Fabio entrò, si tolse il cappello e disse <<Buone notizie! Alle 11 la macchina sarà pronta! E’ come nuova! Ha anche la benedizione di Don Luca!>> e sorrise.
<<E’ tra un’ora!>> dissi io!
Fabio controllò il suo orologio e confermò con la testa.
<<E’ stupendo! Grazie!>>
<<Allora ci vediamo tra poco.>> E così dicendo uscì di casa.
Rimasero a chiacchierare ancora per un po’ di tempo, poi fu Giuseppe ad interromperli
<<Walter, vogliamo andare a prendere l’auto? Ti accompagno io!>>
<<Grazie Giuseppe!>> e mi alzai dalla tavola.
Lui prese il solito berretto e con un cenno della testa si congedò dalla moglie e da Giovanna.
Ci incamminammo per la stradina che ormai conoscevo bene, avrei voluto fare mille domande ma non volevo spezzare quel silenzio. Sono sicuro che Giovanna stava facendo di meglio con Adelina e così mi limitai a dire <<Giuseppe, tu e tua moglie siete davvero delle belle persone! Vi ringrazio tanto, anche a nome di Giovanna!>>
<<Lascia stare Walter, noi siamo gente molto semplice! Non abbiamo figli, non abbiamo molti parenti, ma ci accontentiamo di quel poco che questo paese ci da! Non possiamo fare altro!>>
<<Avete mai pensato di trasferirvi? Magari più vicino ai vostri parenti?>> Chiesi.
Lui fece un cenno con la mano come per dire “Dimentica quello che hai appena detto”, poi disse <<Tutto a suo tempo! Capirete presto ragazzi!>> Alzo lo sguardo e disse <<Ah ecco la tua macchina! Nuova fiammante!>>
Mi fermai a chiacchierare qualche minuto con Fabio e col suo giovane aiutante riguardo al lavoro da loro eseguito, mentre Giuseppe gironzolava attorno alla macchina guardando la carrozzeria e gli interni.
Alla fine ci accordammo per 380 Euro, era un prezzo favoloso rispetto al lavoro fatto! Diedi loro i soldi e li ringraziai tanto.
<<Su Giuseppe, salta a bordo!>> dissi.
Giuseppe si mise al mio fianco con un po’ di difficoltà dovuta all’età e partimmo in direzione della sua casa. La macchina andava perfettamente!
Sull’uscio di casa c’erano Giovanna e Adelina, dietro di loro c’erano già i pochi bagagli che avevamo con noi. Parcheggiai davanti alla casa e scendemmo entrambi dalla macchina.
Giuseppe disse <<A quanto pare avete deciso di levare le tende, ragazzi miei!>>
<<Si!>> disse Giovanna, <<però… se Walter è d’accordo… io avrei preso una decisione!>> e dicendo così si toccò la pancia. I due vecchietti si guardarono negli occhi con un pizzico di preoccupazione ma poi Giovanna li rassicurò: <<Non sappiamo ancora se sia un maschietto o una femminuccia, ma vorrei chiamare il bambino Giuseppe o Adele a seconda del sesso!>>
A quelle parole Adelina portò le mani agli occhi e iniziò a piangere e anche a Giuseppe partì qualche lacrima. Giovanna li abbracciò entrambi e disse <<In questi pochi giorni, mi avete fatto sentire davvero come una figlia! Io che una figlia non sono mai stata! Grazie di tutto!>> e iniziò a piangere un po’ anche lei.
Anche io alla fine mi unii all’abbraccio. Non so quanto durò, ma un tempo sufficiente a farmi stare bene e a farci dimenticare tutti i dubbi su quello strano paese.
Caricai tutti i bagagli con l’aiuto di tutti, poi ci sedemmo in macchina e Giovanna con lo sportello ancora aperto, in maniera che loro potessero sentirci, mi disse <<Ci siamo scambiati i numeri di cellulare, Adelina mi ha detto che c’è qualche punto del paese in cui il cellulare funziona e così potremmo sentirci!>>
<<Fantastico!>> Dissi io.
Salutammo per l’ennesima volta i simpatici vecchietti e poi ci incamminammo verso l’uscita del paese.
Feci la strada a ritroso, senza troppi problemi fino al punto in cui l’albero era caduto e mi immisi di nuovo nel traffico normale.
Dopo qualche istante sentimmo la suoneria di Giovanna che la avvisava un nuovo messaggio. Lei prese il telefono dalla borsa e lesse il messaggio ad alta voce: <<Ciao ragazzi, sono Giuseppe, sicuramente avete ritrovato la strada! Ma volevo dirvi che io e Adele abbiamo lasciato una piccola lettera per voi nel portaoggetti della macchina! Chissà se Walter non può tirarci fuori un bel racconto! Vi chiedo solo, nel caso, di cambiare i pochi nomi! Terramorta non merita notorietà>>
Giovanna lasciò il cellulare sulle sue gambe e iniziò a cercare la lettera. La trovò dopo pochi istanti.
Rispose velocemente al messaggio di Giuseppe e poi iniziò a leggere:
“Cari ragazzi, in questi pochi giorni ci avete riempito il cuore di gioia e speriamo di avere almeno in parte ricambiato! Purtroppo come avete immaginato, qui a Terramorta non accade mai nulla!
L’inizio della storia di Terramorta risale al lontanissimo 1560! Prima di allora, il paese aveva il nome di Terravecchia. Un giorno di Gennaio del 1559, una famiglia di forestieri venne ad abitare in una delle nostre case che era rimasta disabitata a lungo. Si dice che lui fosse italiano, mentre la moglie fosse straniera, qualche testo dice fosse sudamericana e qualcuno dice fosse indiana. Comunque, con loro venne anche la giovane figlia, e qui i testi concordano tutti sul fatto che fosse la creatura più bella e più affascinante di tutti gli esseri umani mai visti sulla faccia della terra!
La vita a quei tempi scorreva normale, ma le voci sulla bellezza della ragazza iniziavano a trapelare anche nei paesi limitrofi e in poco tempo a Terravecchia era un via vai di turisti e forestieri.
La famiglia arrivata da lontano, aprì presso la propria abitazione un piccolo negozio di erbe medicinali e i loro affari andavano davvero a gonfie vele. La loro popolarità accrebbe vertiginosamente fino a quando all’inizio del nuovo anno (1560, che sia maledetto) un nobile del nord Italia (che sia maledetto anche lui), venne a Terravecchia per vedere le tanto decantate bellezze della giovane donna. Il nobile si recò nel negozio e chiese una pozione d’amore per fare innamorare una dolce fanciulla del suo paese. Pare che l’intera famiglia si rifiutò di preparargli la pozione, perchè quella che desiderava lui era una magia e non una cura. A nulla servirono le promesse e le offerte del nobile uomo! Il giorno dopo il nobile uomo si ripresentò al negozio piangendo come un bambino e dicendo che era disperato perchè il suo amore non era ricambiato da quello della donna e che questo accadeva anche perchè loro non volevano fornirgli una semplice pozione d’amore! Il nobile iniziò a descrivere le bellezze della sua amata e poi disse ai genitori della ragazza “Se non volete farmi amare dalla fanciulla di mia conoscenza, allora vi chiedo la mano della vostra figliola che, quanto a bellezza, non ha pari sulla faccia della terra!” I genitori della fanciulla rifiutarono anche questa offerta e cacciarono via il nobile dal proprio negozio. Da quel giorno gli affari della famiglia cominciarono a crollare, probabilmente il nobile aveva profumatamente pagato della gente per screditare i prodotti e i servizi della famiglia della fanciulla. In pochi mesi, quella famiglia cadde in miseria e furono costretti a chiudere il negozio. Qualche tempo dopo, il nobile andò nuovamente nella loro casa per chiedere nuovamente la mano della fanciulla promettendo ai genitori grosse ricchezza e terre. Il loro rifiuto fu ancora più categorico. Il giorno dopo la ragazza fu accusata da molta gente di stregoneria e tutta la famiglia fu prelevata e messa al rogo la sera stessa.
Qui, tutti i testi concordano sul fatto che le urla della ragazza furono strazianti e echeggiarono fino alla mattina dopo. Durante queste terribili urla, pare che abbia lanciato una fortissima maledizione su Terravecchia! Tale maledizione avrebbe colpito tutto il territorio di Terravecchia e la gente che lì vi sarebbe nata per altri 1000 anni.
Ed è per questo che sicuramente avrete notato che qui a Terramorta (il nome fu cambiato qualche anno dopo, quando i cittadini si accorsero che la maledizione era vera) non cresce un filo d’erba e che è praticamente impossibile far pascolare un qualsiasi animale! La terra è avvelenata! L’acqua che vi abbiamo offerto con piacere e anche quella con cui vi siete lavati la dobbiamo prendere dal paese accanto perchè la nostra ha un gusto orrendo e un odore nauseabondo.
Tutto quello che normalmente dovrebbe donarci la terra la dobbiamo acquistare dagli altri paesi! Ma noi siamo condannati a rimanere qui! Chi ha lasciato il paese è morto in circostanze misteriose in breve tempo. Noi tutti possiamo lasciare il paese per qualche giorno, ma poi dobbiamo ritornare qui ad espiare i peccati dei nostri avi almeno per altri 540 anni! Così sarà generazione dopo generazione! Probabilmente un giorno scompariremo e il paese sarà del tutto abbandonato!
Ed è solo per questo, cari ragazzi, che non volevamo assolutamente che vostro figlio o vostra figlia fosse nata in questo paese maledetto! La povera creatura sarebbe stata condannata a morire prematuramente!
Caro Walter, spero che questa storia possa servirti come spunto per un tuo libro o racconto! Siete dei ragazzi fantastici e vi ricorderemo fino al giorno in cui non spareranno le nostre ceneri in cielo con i fuochi d’artificio. Solo in questo modo le nostre anime e i nostri corpi non saranno più a contatto con questo terreno, e quindi dannate in eterno.
Con affetto, Giuseppe e Adelina”
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